Il 20 gennaio 2025 la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili quattro quesiti referendari su tematiche legate al Jobs Act, alle tutele contrattuali dei lavoratori e agli infortuni sul lavoro. La Corte ha accettato anche un quinto referendum per ridurre da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale continuativa in Italia degli stranieri per presentare la domanda di concessione della cittadinanza italiana.
Invece, il quesito molto importante volto ad abrogare interamente la legge Calderoli, la riforma dell’Autonomia differenziata, è stato dichiarato inammissibile dalla Consulta.
Invitiamo a recarsi alle urne l’8 o il 9 giugno e votare SÌ ai cinque REFERENDUM
Non possiamo non utilizzare tutte le vie possibili – compresi questi referendum – per dare maggior tutela ai lavoratori, contrastare l’aumento della precarietà e la piaga degli incidenti sul lavoro causati dal mancato rispetto delle norme di sicurezza, per il diritto di cittadinanza delle persone che vivono da anni nel nostro Paese, anche se la campagna referendaria avviata dalla CGIL ha suscitato perplessità e critiche da diversi punti di vista.
In particolare, il rischio consistente di non raggiungere il quorum non avrebbe solo l’effetto neutrale di non modifcare le norme esistenti, ma anche quello politico di rafforzare le posizioni di coloro che sono contrari all’incremento del potere contrattuale dei lavoratori e al riconoscimento dei diritti dei migranti.
Inoltre, le modifche referendarie sul lavoro risultano per alcuni aspetti parziali e moderate. In particolare:
- Il referendum sull’abrogazione del Jobs Act non prevede il ripristino integrale dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori con la reintegra nel posto di lavoro come regola generale nei casi di licenziamenti illegittimi, ma il ritorno alla riforma “Fornero” con la reintegra solo in casi tassativi [insussistenza del motivo disciplinare o casi in cui i contratti collettivi prevedono una sanzione conservativa del posto di lavoro; manifesta insussistenza del motivo economico; violazione dei criteri di scelta dei licenziamenti collettivi]. Il Jobs Act ha ulteriormente ridotto tale casistica, rendendo regola generale la tutela risarcitoria: se il licenziamento è illegittimo perdi comunque il lavoro e hai diritto solo a una somma di denaro!
- Il referendum sui licenziamenti nelle imprese fino a 15 dipendenti mantiene il principio per cui anche se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento il lavoratore perde il lavoro e ha diritto solo a un risarcimento del danno. Con l’abrogazione viene eliminato il limite massimo di 6 mensilità [o 10 o 14 a seconda dell’anzianità di servizio], lasciando al giudice la discrezionalità di liquidare il danno effettivo usando diversi parametri [anzianità, età, carichi di famiglia, ecc.].
- Il referendum sull’abuso dei contratti a termine introduce l’obbligo della causale anche nei primi 12 mesi, elimina l’ampio riferimento alle «esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva», ma mantiene l’ampio rinvio ai contratti collettivi anche aziendali [della serie: il precariato va bene se i sindacati concertativi approvano il motivo] e la possibilità di proroga di altri 12 mesi oltre il limite massimo di 24 mesi.
- Il referendum sugli appalti prevede l’estensione della responsabilità solidale dell’imprenditore committente o subappaltante per i danni subiti dal lavoratore non indennizzati dall’INAIL e derivanti dai rischi specifici delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
Ciononostante questi referendum danno una tutela maggiore ai lavoratori e vanno nella direzione del rafforzamento del loro potere contrattuale. Inoltre, in caso di mancato raggiungimento del quorum l’effetto politico negativo sarà tanto maggiore quanta più bassa sarà la partecipazione al voto. - Infine, il referendum sulla cittadinanza, promosso da +Europa e altre associazioni, prevede la possibilità di presentare domanda dopo 5 anni [non i 10 attuali] di residenza regolare in Italia, estendendo tale diritto anche ai figli minorenni dei richiedenti.
Non scatta alcun automatismo: per ottenere la cittadinanza occorre dimostrare di conoscere l’italiano, l’assenza di precedenti penali, il rispetto degli obblighi fiscali e un reddito adeguato. Infatti, la normativa prevede che deve sussistere anche un interesse pubblico alla concessione della cittadinanza, quale un’adeguata capacità contributiva.
Per cui resterebbe comunque una delle norme più restrittive in Europa, ma permetterebbe comunque a 2 milioni e mezzo di migranti di chiedere la cittadinanza e di sottrarsi al doppio ricatto che caratterizza la loro condizione per effetto del principio base della legge Bossi-Fini: se perdi il lavoro diventi clandestino!
Ricatto che è uno dei motivi principali della condizione di super-sfruttamento dei lavoratori migranti, che di fatto hanno difficoltà ad esercitare i diritti costituzionali, a partire dal diritto di sciopero!
PER TUTTI QUESTI MOTIVI INVITIAMO A VOTARE SÌ AI 5 QUESITI REFERENDARI
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